Come in ogni altro impianto tecnologico, anche il solare termico necessita di una adeguata manutenzione per garantirne il corretto funzionamento e l’ottimizzazione delle prestazioni. Non mostrando, nella maggior parte dei casi, una particolare complessità impiantistica, il solare termico non ha comunque bisogno di onerosi programmi di manutenzione, quanto piuttosto di un periodico controllo di alcuni suoi parametri di esercizio.
L’impianto solare per sua natura è quasi sempre una fonte “integrativa”; solitamente esiste a supporto della produzione di calore una caldaia a gas o altro generatore termico. Questo stato fa si che possibili “malfunzionamenti” dell’impianto o addirittura fermi totali dello stesso siano assolutamente “trasparenti” e non identificabili dall’utente finale.
Da qui, la necessità di manutenzione periodica, che, se necessaria per qualsiasi tipologia di “sistema impianto”, per i motivi sopra, lo è ancora a maggior ragione per i sistemi solari termici (e non perché i sistemi solari siano per loro natura inaffidabili !).
Sorvegliare – riconoscere – intervenire” è dunque la regola che dovrebbe essere applicata al fine di assicurare nel tempo il massimo rendimento dell’impianto.
Prestazioni deludenti dei sistemi solari sono, invece, il più delle volte, dovute non a debolezze della tecnologia, quanto a trascuratezza nelle operazioni di manutenzione o a una scelta erronea di alcuni componenti idraulici tradizionali. Ciò, però, non viene percepito correttamente dall’utente e conduce all’errata convinzione che il sistema solare non porti altro che problemi.
Serve anche un po’ di “autocontrollo”. Alcuni parametri che ci parlano dello stato del sistema sono verificabili direttamente dal proprietario. I collettori solari, ad esempio, sono il componente più importante dell’impianto e normalmente una semplice ispezione visiva consente di rilevare eventuali problemi.
Una deformazione della piastra assorbente, ad esempio, potrebbe comportare una perdita di efficienza, così come una parziale rottura del sigillante, evidenziabile tramite una massiccia presenza di condensa. D’altro canto, una piccola quantità di condensa, soprattutto nelle prime ore del mattino, deve essere considerata normale poiché i collettori sono equipaggiati con piccoli fori sul telaio per garantire la “respirazione”.
Una delle peculiarità degli impianti solari rispetto ad altre tecnologie è il possibile raggiungimento di temperature elevate (anche superiori ai 100÷150 °C) nel circuito primario. La resistenza delle valvole, delle saldature, del sigillante della pompa e di altri componenti deve essere verificata, in particolare dopo il verificarsi di fenomeni di stagnazione. Il cedimento di uno di questi dispositivi potrebbe essere segnalato da perdite di fluido e si consiglia soprattutto il controllo dei tratti di raccordo delle tubazioni, le zone più deboli dell’impianto.
Controlli più specifici, invece, dovrebbero essere eseguiti da personale specializzato e sarebbe opportuno che una cadenza regolare di verifica ed eventuale manutenzione fosse stabilita e contrattata già al momento della consegna dell’impianto. Una cadenza auspicabile è quella annuale, anche se si potrebbe comunque prevedere una prima verifica dopo i 6 mesi dall’installazione.
I controlli da eseguire sono diversi e qui se ne riportano, in aggiunta a quelli sopra descritti, alcuni:
La portata del fluido termovettore nel circuito deve essere uguale al suo valore di progetto. Eventuali riduzioni potrebbero indicare la presenza di depositi calcarei o di ostruzioni di altra natura.
Si deve verificare, poi, l’assenza di aria nel circuito, solitamente segnalata da rumori nelle tubazioni.
Per quanto riguarda l’integrità dei componenti, punti particolarmente sensibili che devono essere controllati sono la membrana del vaso di espansione, le valvole di sfiato e quelle di sicurezza.
Perdite di fluido che indicano danneggiamenti nella tenuta del circuito primario possono essere individuare o visivamente oppure, con maggiore precisione, dalla verifica del valore della pressione, che deve risultare uguale a quello di progetto.
Un aspetto particolarmente rilevante nel caso in cui il circuito primario contenga una miscela di acqua e antigelo (che corrisponde alla quasi totalità degli impianti oggi installati) è la verifica dello stato e della composizione del fluido termovettore, soprattutto in seguito a fasi di stagnazione che hanno comportato una sua parziale o totale evaporazione. Prima di tutto, perciò, deve essere controllata la percentuale di glicole antigelo presente nella miscela. Poi, deve essere verificata la sua acidità: il pH non dovrebbe scendere al di sotto di 6,6 altrimenti il fluido potrebbe diventare pericolosamente corrosivo.