A VARESE IL PRIMO IMPIANTO PILOTA DI TELERISCALDAMENTO SOLARE IN ITALIA
Febbraio 2015
anche l’Italia è pronta per il suo primo impianto solare termico integrato in una rete di teleriscaldamento. A fare questa scelta, è stata la utility Varese Risorse, del gruppo A2A, che gestisce la rete di teleriscaldamento della città lombarda e che ha deciso di utilizzare un piccolo impianto solare, realizzato da SDH Energy (in collaborazione con il suo C.A.T. pilota VIBOTECH SRL), per contribuire alla produzione di calore necessaria a soddisfare il fabbisogno termico delle sue utenze. Parliamo di “piccolo impianto” solo perché la sua taglia e decisamente inferiore agli omologhi sistemi realizzati in Europa centrale o nei paesi scandinavi, ma la dimensione del sistema solare termico in realizzazione è
davvero ragguardevole, raggiungendo quasi 1.000 m2.
Il solare nella rete
La rete di teleriscaldamento di Varese si estende per circa 16 km distribuendo acqua calda con una temperatura di mandata di 90 °C e una temperatura di ritorno di 60 °C. Le utenze intercettate sono 150, molte delle quali, oltre al riscaldamento degli ambienti, generano anche acqua calda sanitaria con il calore distribuito dalla rete.
L’impianto solare, presenta una superficie captante di 990 m2, composta da 73 collettori solari di 13,57 m2 ciascuno, disposti in 8 file collegate in parallelo. Sette file sono disposte a terra mentre la restante stringa è ubicata sul tetto di un costruendo magazzino. I collettori sono installati con una inclinazione di 35° sul piano orizzontale. L’impianto, con una producibilità presunta di circa 450 MWh/anno, destina il suo output innanzitutto al
riscaldamento dell’acqua di reintegro della rete. La rete, infatti, necessita di un reintegro con acqua trattata con temperatura media di 10 °C e un fabbisogno di calore pari a circa 15 MWh/mese. Lo stoccaggio dell’acqua di reintegro avviene in un serbatoio coibentato con un volume di 75 m3. Così facendo, si riesce ad abbassare la temperatura media di funzionamento del solare e, di conseguenza, a operare con rendimenti più elevati. Su base annuale, ciò consente un incremento della producibilità del 10% circa. Se non c’è domanda di calore sul reintegro, invece, il solare può riscaldare uno dei
due serbatoi di accumulo dell’acqua calda, ciascuno con un volume di 215 m3. Sebbene il contributo del solare al fabbisogno totale di rete sia piuttosto contenuto (3,3% in estate e meno dell’1% su base annuale), si tratta comunque di un primo impianto pilota estremamente interessante che
consentirà alla utility di rete di “prendere confidenza” con questa tecnologia e valutare possibili estensioni nel prossimo futuro.
Costi e incentivi
Il costo di investimento complessivo necessario per la realizzazione dell’impianto è stato di 400.000 € e la
valutazione dei flussi finanziari è stata eseguita ipotizzando una vita utile di 20 anni e un tasso di attualizzazione pari al 6%. Nei ricavi, oltre al risparmio energetico, è stato anche considerato l’incentivo in conto termico, commisurato ai metri quadrati installati. Poiché si tratta di un impianto di grande taglia, l’incentivo annuale da corrispondere vale 54.450 € e il periodo di beneficio dura 5 anni. L’incentivo totale, quindi, sarà pari a più di 270.000 €. Dai calcoli finanziari, risulta un VAN (Valore Attuale Netto) di circa 50.000 €, un TIR (Tasso Interno di Rendimento) di poco inferiore all’8,5% e un tempo di ritorno di circa 9 anni.
Un controllo intelligente
Il sistema di controllo dell’impianto di Varese è stato progettato “in grande”, poiché utilizza una logica basata, oltre che sulle temperature, anche sulla misura dell’irraggiamento solare, proprio come avviene nei grandi impianti danesi, che vantano superfici captanti di diverse migliaia di metri quadrati di collettori. Secondo questo sistema, le pompe vengono gestite prioritariamente in base ai valori rilevati per l’irraggiamento apportando poi, eventualmente, una correzione in base alla temperatura di mandata istantanea. Questa
tipologia di controllo permette all’impianto di reagire con maggiore rapidità al variare delle condizioni ambientali, mantenendo costante la temperatura di mandata, caratteristica fondamentale quando il calore deve essere integrato in una rete di teleriscaldamento preesistente. In un contesto come quello italiano, con irraggiamento relativamente abbondante e con temperature medie di rete elevate, si consente così un funzionamento stabile e si evita che il sistema possa “sfuggire di mano” andando in stagnazione. Si ottiene, inoltre, il miglior rendimento possibile limitando la temperatura di mandata ai valori strettamente necessari all’alimentazione della rete.